La formazione professionale è l’unico modo per contrastare il mismatch
L’Art. 4 della Costituzione riconosce il diritto al lavoro per tutti i cittadini.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Costituzione Italiana
Un lavoro che non é solo accesso al salario e possibilità di vivere, ma é inteso in prima istanza come acquisizione della dignità e realizzazione di sé. Ecco perché nel percorso di crescita dei nostri giovani é fondamentale per l’acquisizione della consapevolezza di sé e la conquista di libertà e indipendenza.
Per i ragazzi sancisce il passaggio alla vita adulta.
Oggi, invece, proprio per i giovani l’inserimento nel mondo del lavoro é un miraggio, dove l’occupabilità si scontra con un’offerta formativa frammentaria e distante dalle richieste del mondo del lavoro.
Giovani e Lavoro
Il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù hanno presentato il nuovo rapporto “Giovani 2024: Bilancio di una Generazione”, un documento che fotografa in modo chiaro la condizione dei nostri giovani.
In venti anni oltre un quinto dei giovani é andato via dall’Italia, circa 3,5 milioni, con un tasso di decremento di circa il 21% della presenza under 35.
Quasi 18 mila giovani laureati che hanno optato per l’espatrio nel 2021, un aumento del 281% rispetto al 2011. Questo scenario si accompagna a una crescente instabilità nel mercato del lavoro, dove il precariato coinvolge il 41% degli under 35, evidenziando una condizione di incertezza e discontinuità lavorativa che affligge in modo particolare i più giovani.
I dati dell’occupazione dei giovani in Italia
Nel 2023 in Italia il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) ha raggiunto il 45% (20,4% nella fascia “15-24 anni” e 68,1% in quella “25-34 anni”), con una crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 2022, pur rimanendo ancora distante dall’indice riferito all’intera popolazione (61,5%). Anche il tasso di disoccupazione giovanile, pari al 13,4% nel 2023 (22,7% nella fascia 15-24 anni e 10,3% in quella 25-34) indica una dinamica positiva, registrando una flessione di 1 punto percentuale rispetto al 14,4% del 2022.
Resta tuttavia alto il differenziale territoriale, con un tasso di occupazione giovanile fermo al Sud al 33,1%, contro il 47,3% al Centro e il 53,4% al Nord; analogamente il tasso di disoccupazione (15-34 anni) raggiunge al Sud un valore (23,9%) pari al triplo di quello del Nord (8%) e ad oltre il doppio di quello del Centro (11,1%). Consistente anche il differenziale di genere, con un tasso di occupazione femminile (15-34 anni) del 38,6%, a fronte del 51% per quello maschile.
Eppure il mercato del lavoro italiano é in crisi per la mancanza di competenze tecniche.
Il tasso di mismatch
Degli oltre 5,5 milioni di contratti programmati dalle imprese quest’anno, infatti, ci racconta il Bollettino annuale 2023 del sistema informativo Excelsior, targato Unioncamere-Anpal, diffuso alla giornata conclusiva di Job&Orienta a Verona, circa 3,5 milioni sono posizioni offerte per professioni con un titolo tecnico-professionale e di istruzione e formazione professionale.
Sono risultati difficili da trovare il 65,5% dei diplomati Its Academy; ma la percentuale raggiunge il 74,3% nel caso dei tecnici specializzati nei percorsi dell’area meccanica e il 68,8% in quelli dell’area Ict (i due indirizzi Its più richiesti).
È introvabile anche il 49% di laureati (specie nelle discipline scientifico-tecnologiche) e il 46,9% dei qualificati/diplomati professionali. Il macro-gruppo degli operai specializzati detiene il primato in termini di impatto della difficoltà di reperimento sulle ricerche delle imprese: ben il 60,3% dei quasi 836mila profili sono problematici da trovare.
Si chiama mismatch la domanda di lavoro superiore all’offerta può rivelare un livello di istruzione della popolazione insufficiente alle richieste delle imprese o del settore pubblico, oppure scelte formative dei futuri lavoratori che si distaccano dalle necessità delle imprese.
Ma se i giovani laureati fuggono, tanto quanto i diplomati, sarà forse inadeguato il modello d’istruzione? Forse i nostri istituti tradizionali producono masse di inoccupabili?
Nel 2021 l’80% dei diplomati negli ITS ha trovato un’occupazione. Dall’ultimi report di marzo con gli ITS l’occupazione sale all’87% e nel 93,8% dei casi coerente con gli studi. Del resto gli Istituti tecnologici superiori stanno crescendo vertiginosamente grazie allo stretto legame con i fondi del PNRR e la capacità di consolidare le competenze tecniche e legame con le imprese.
Oggi le fondazioni Its Academy in tutt’Italia sono 146, accolgono più di 28mila studenti (soprattutto maschi – le femmine sono il 25% -, in uscita dalla scuola secondaria, ma c’è anche qualche laureato che vuole specializzarsi per entrare prima nel lavoro), e ora con la legge 99, la cui attuazione è completata, e gli 1,5 miliardi stanziati dal Pnrr, sono pronte a decollare (in Germania i giovani iscritti a percorsi Vet sono circa 800mila, e anche Francia, Spagna e Svizzera hanno numeri più alti dei nostri). Il legame con le imprese, fin dalla fase di co-progettazione della formazione, è il fiore all’occhiello di questi percorsi: praticamente la metà dei partner degli Its (49,5%) sono aziende e associazioni datoriali, un dato in crescita che apre a una vera e propria pedagogia professionalizzante con le scuole.
Nuova cultura della formazione professionale nei giovani
Gli Istituti di formazione professionale sono oggi quelli che riescono a garantire un tasso di occupabilità alta, grazie alla loro capacità di intercettare le richieste del mercato e alla dinamicità con cui nascono sempre nuovi indirizzi, super specializzati e tecnologici.
Serve una nuova cultura della formazione professionale che dalle famiglie arrivi ai giovani, ed investa tutti gli ambiti della vita quotidiana, dai media al cinema.
Il lavoro professionale é ancora uno stigma sociale, mentre dal punto di vista politico quello che serve é una rinnovata attenzione all’istruzione, con una formazione continua ed altamente specializzata, in sinergia con il mondo del lavoro per essere in grado di modulare l’offerta didattica in base alle richieste delle imprese.
Ecco perchè le politiche giovanili devono partire dall’istruzione e dalla formazione per assicurare pari opportunità, un’immediato inserimento nel mondo del lavoro e la piena realizzazione dei nostri ragazzi.