“Ben svegliato Tajani” – con queste parole Gerardo Stefanelli commenta le dichiarazioni del leader di Forza Italia che su Repubblica rivendica il suo posizionamento centrista con il tema dello Ius Scholae.
“Riconoscere la cittadinanza italiana a chi ha studiato nel nostro Paese è un buon modo di risvegliarsi dalle speculazioni politiche di una maggioranza che ha voluto fare di qualunque diversità un elemento divisorio, fossilizzandosi su ideologie che dimostrano sempre più lo scollamento della realtà quotidiana – incalza il Presidente della Provincia Gerardo Stefanelli – “ Per chi come me fa il sindaco, ha dei figli e frequenta ogni giorno le scuole su vari livelli, sa che quelli che gli altri definiscono “stranieri” seduti ai lori banchi nelle nostre scuole sono cittadini come tutti gli altri, anche se di uno Stato che non sa ancora riconoscerli come tali. Pensano italiano, parlano italiano, hanno già acquisito la nostra cultura e la loro identità è già permeata della quotidianità che li circonda, più di quanto le politiche divisive degli ultimi anni vogliono far credere. Non riconoscerli come italiani è tradire quel senso di appartenenza e radicamento che la scuola custodisce ed alimenta, costruendo ogni giorno quelli che, a prescindere dalla propria provenienza, dovrebbero diventare cittadini del domani. Il riconoscimento dello status di cittadino a chi porta a termine un percorso di studi completo ai minori stranieri è il modo in cui uno Stato dovrebbe accogliere, includere e non differenziare. Non riconoscerlo è come mortificare il sistema scolastico, sminuire il valore educativo e l’impegno con cui quello studente, a pari di altri, ha perseguito e raggiunto il suo obiettivo formativo.
E qui, a differenza di quello che sostiene Salvini, non s tratta di priorità della politica, di urgenze o appartenenze politiche ma della capacità di saper leggere ed interpretare una realtà che scorre più veloce dei tempi per le intese. Fin quando ci sarà questo palese scollamento dalla realtà, la politica continuerà ad essere affare di pochi, con un conseguente ristringimento della democrazia che può beneficiare solo le poltrone e non le persone.
Noi abbiamo bisogno di una politica che sappia essere concreta e non abbia paura di calarsi nella vita delle persone, perché è lì e non sui giornali che ha bisogno di essere più incisiva. Quindi, parafrasando il discorso di Michelle Obama alla Convention Nazionale dei Democratici a Chicago: “Facciamo qualcosa”!
Ci siamo adagiati su un immobilismo che ha annichilito le nostre speranze, che ha fatto richiudere su stessa una politica svuotata dal bisogno primario del fare, dell’agire per l’interesse pubblico. “Non possiamo star seduti a lamentarci delle cose. Dobbiamo fare qualcosa.”
Non basta speculare sulle cose, arginare i problemi, tentando conciliazioni e momentanee soluzioni che non inclinino alleanze. Questo è il momento di agire. Allora a Tajani e a quella parte della politica che rappresenta mi sento di dire sì, adesso che abbiamo finalmente capito che il mondo è cambiato, svegliamoci. Ma, facciamolo per davvero e sui temi cruciali come il fine vita, la genitorialità assistita, le politiche paritarie e ancora i giovani, il lavoro e la terza età. Temi trasversali, che attraversano razze, sesso e religione e come tali sono universali e a pieno titolo prioritari.
Quindi, ritornando allo Ius Scholae, non importa quale sia la nostra appartenenza politica, o la provenienza degli studenti. Quegli studenti, a termine del loro percorso di studi hanno bisogno che lo Stato in cui si sono formati li riconosca come cittadini e gli fornisca le opportunità attese, senza riserve, appunti sul loro diritto ad essere considerati pienamente italiani.”