Stefanelli, candidato di Stati Uniti d’Europa, fa il punto sulla campagna elettorale per le Europee.
L’intervista di Gerardo Stefanelli a Tonj Ortoleva su Latina Oggi
“Avvicinare i giovani alla politica e dare loro gli spazi che meritano”. Gerardo Stefanelli reduce dal successo dell’evento al teatro Moderno, fa il punto della situazione a pochi giorni dal voto e in attesa, stasera di un evento a Scauri in compagnia di Maria Elena Boschi.
Il grande evento a Latina al Teatro Moderno, per sancire il suo percorso politico a Latina.
Ho voluto un evento a Latina perché qui, nella Provincia che amministro come Presidente, credo di dover dare un segnale importante di quello che è stato il mio percorso fino a questo momento e di quello che sarà in futuro. La mia candidatura ha aperto un varco tra quello che era prima lo scenario politico locale e quello che sarà. Sono diventato Presidente in questa provincia in minoranza, unico esponente di Italia Viva insieme all’amico di Sezze Daniele Piccinella. Adesso, ho costruito una rete di amministratori che vuole conquistare il suo spazio e si propone di invertire il passo di una politica stagnante, che non si rigenera e non produce.
Come Presidente della Provincia, come crede questo suo posizionamento cambierà gli equilibri provinciali?
Io credo che da Presidente, in due anni ho dimostrato di poter amministrare con capacità, determinazione e coraggio anche senza avere un partito alle spalle, ma costruendo sul territorio un nuovo modo di intendere l’Ente, non come proprietà della politica ma come punto di riferimento per i Comuni. Lo abbiamo fatto in Consiglio, senza guardare agli schieramenti o ai colori partitici, ma da buoni amministratori, consapevoli che c’era tanto da fare. Per questo motivo, credo che esser riuscito a creare intorno a me un nuovo gruppo politico, può essere solo un modo per dare una diversa rappresenta e lavorare sinergicamente per far crescere una Provincia che si sta evolvendo in modo sempre più dinamico.
Inevitabilmente però, questo nuovo gruppo politico, andrà a definire un nuovo scenario politico in Provincia.
L’obiettivo è esattamente quello: cambiare il passo alla politica in provincia. Assistiamo ad una politica statica, che si conserva e si rinnova periodicamente, senza riuscire ad affrontare i problemi cardini di un territorio che vanta una grande rappresentanza nei posti che contano, eppure non riesce ad ottenere nulla per superare lo stallo avvilente in cui si trova, Mi riferisco alla sanità, alle liste di attesa interminabili, ai pronto soccorso e punti di primo intervento inadeguati a rispondere alle necessità di un territorio frammentario e vasto, alla mancata costituzione del distretto socio-sanitario e poi ancora alla questione dei centri di smaltimento dei rifiuti, per non parlare della Pedemontana. Insomma, passano gli anni, per non dire i decenni, e siamo ancora qui a parlare delle stesse cose.
Invece lei con Stati Uniti d’Europa, o meglio, con Italia Viva come crede di poter intervenire?
Facendo, come sempre. La politica deve essere in grado di tracciare un cammino di fatti, di costruire, di innescare meccanismi di crescita e soprattutto di motivare. Sono convinto che il pubblico debba occuparsi di poche cose, ma deve poi farle bene, per diventare il tramite sul territorio. Noi non siamo solo un progetto politico, rappresentiamo un’area culturale, liberal democratica che vuole partire da pochi e chiari punti per fare una politica di un certo tipo, che non guarda ai numeri, che non conserva le poltrone, che sa anche aspettare il momento giusto ma non perde di vista le cose essenziali.
E quali sarebbero le cose essenziali?
Sanità, scuola, giustizia, libertà civili e sessuali, lavoro, libertà di impresa, sviluppo locale e ancora progettualità aperte sul futuro. Perché la verità è che ci hanno abituato ad una politica che guarda al circostanziale e perde di vista quello che realmente serve alle persone per vivere bene. Questo scollamento dalla realtà allontana dalle istituzioni e crea sempre più scompensi a livello di fiducia verso il domani. E il nostro domani è fatto di giovani che probabilmente sceglieranno ancora una volta di non votare.
I giovani sono centrali nel suo percorso politico, perché per loro si è molto speso in termini di strutture, progetti e attività. Stefanelli come vede i giovani in queste elezioni.
Lontani, distanti, astenuti? Forse solo scontenti delle istituzioni. Leggevo la settimana scorsa sul Sole 24 Ore di quanto i Nativi Europei, ovvero quelli nati nell’Ue, siano quelli che più credono nell’Europa come custode dei diritti ma siano allo stesso tempo coloro i quali non andranno a votare, perché non credono che le Istituzioni europee potranno fare qualcosa di concreto per i temi a cui tengono di più. Questo perché le priorità dei giovani: diritti, pace e sostenibilità, sono i temi su cui abbiamo dimostrato di non avere una visione comune, né una strategia. I nostri ragazzi, a differenza di noi, sono molto concreti e le mancate risposte alle richieste di pace, inclusione, transizione ecologica e maggior incisività hanno il prezzo della loro fiducia.
Stefanelli come crede sia possibile allora avvicinare i giovani?
Creando per loro uno spazio in cui esprimersi, confrontarsi e crescere, non come cittadini italiani ma come europei. Più opportunità, con percorsi di formazione continui ed internazionali, più aiuti nel loro processo d’indipendenza economica e più garanzia lavorative ed assistenziali. Ma questo non basta, perché i nostri ragazzi in una società sempre più serrata nelle regole del qui e dell’ora, hanno bisogno di coltivare la loro anima, la loro individualità, la propria sacrosanta unicità in un sistema che tutela la loro diversità e li aiuta, non ad uniformarsi, ma a distinguersi. Per questo mi sento di dire che, è soprattutto per loro che abbiamo bisogno di Stati Uniti d’Europa e di una nuova voce liberl democratica nella nostra provincia.